Cucina
Pranzi e cene delle feste: menù tradizionali e innovativi
Le festività rappresentano da sempre il momento in cui la cucina diventa il cuore pulsante della casa, un ponte sospeso tra il rispetto per le radici e il desiderio di sperimentazione. Quest’anno è sicuramente stato quello che ha segnato un punto di svolta interessante nell’approccio gastronomico, dove la convivialità non è più solo una questione di abbondanza, ma di narrazione e qualità. I pranzi e le cene delle feste di quest’anno riflettono una consapevolezza tutta nuova e in questo articolo vedremo perché.
Il fascino intramontabile dei menù tradizionali
La tradizione rimane il pilastro fondamentale delle celebrazioni, un linguaggio comune che unisce le generazioni attraverso ricette tramandate con cura.
Nei menù classici di queste feste si assiste a una vera e propria riscoperta dell’artigianalità pura, con un ritorno prepotente della pasta fatta in casa, dai tortellini in brodo di cappone ai ravioli del plin. La carne rimane protagonista nei secondi piatti, con bolliti misti accompagnati da salse fatte al mortaio e arrosti sapientemente farciti che richiamano i sapori dell’infanzia.

I tortellini in brodo sono sempre un grande classico, che quest’anno torna sulle tavole di Natale con qualche rivisitazione
Il segreto del successo di questi menù risiede nella qualità maniacale degli ingredienti: non si cerca più solo il piatto della nonna, ma la sua versione migliore possibile, elevata da una selezione accurata di presidi slow food e produzioni locali che garantiscono una profondità di gusto altrimenti irraggiungibile.
L’audacia dei menù innovativi per pranzi e cene
Sul fronte opposto, l’innovazione culinaria per le feste del 2025 si muove verso orizzonti inaspettati, con una forte spinta verso il “green gourmet”. Molti chef e appassionati stanno abbracciando proposte interamente vegetali che nulla hanno da invidiare ai piatti di carne, utilizzando ingredienti come il sedano rapa arrosto, il tartufo bianco e le riduzioni di frutti rossi per creare piatti complessi e visivamente spettacolari.
L’innovazione si manifesta anche nell’uso sapiente delle fermentazioni e delle cotture sottovuoto, tecniche che permettono di giocare con consistenze insolite e contrasti di temperatura. Un esempio calzante è l’inserimento di elementi esotici o tecniche orientali all’interno di schemi classici, come un risotto mantecato al burro d’alpeggio ma profumato con note di yuzu o pepe di Timut, capace di spiazzare e incantare il palato.
Il momento del dolce…
E per il gran finale? Al momento del dessert, che rimane da sempre l’apice emozionale di ogni pasto festivo, da un lato abbiamo il trionfo del panettone artigianale a lievitazione naturale. Un dolce che quest’anno vede una predilezione per abbinamenti ricercati come albicocca del Vesuvio e cioccolato fondente monorigine. Dall’altro, la pasticceria moderna propone dolci al piatto che sono vere opere d’arte contemporanea: mousse leggere, sfere di zucchero soffiate e dessert che giocano con il concetto di “dolce-non-dolce”, integrando note salate o erbacee.

Il panettone è un grande must. Vero è che oggi lo si mangia sempre più gourmet: con ciccolato e pere, oppure accompagnato da qualche crema.
Qualunque sia la scelta, l’importante è che il dolce rappresenti un gesto di condivisione, il sigillo finale a un’esperienza sensoriale che celebra il piacere di stare insieme intorno a una tavola imbandita.
Voi cosa avete mangiato per Natale e vigilia? Ma soprattutto, come vi state preparando al Santo Stefano e alla vigilia del nuovo anno in arrivo? Scriveteci le vostre ricette, noi le pubblicheremo nelle prossime settimane, in cui vedrete qui sul magazine molte nuove notizie che celebrano il 2026 come un anno di rinascita e nuova crescita (anche culinaria).
