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Politica

Censura culturale: il ritorno di un fantasma in Europa

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censura culturale

Lo sapete vero che i prossimi 8 e 9 giugno si vota? Ci sarà un referendum, deciso ormai da tempo, che riguarda tutti i lavoratori e la cittadinanza. Quello di cui forse non vi siete accorti e che se ne parlato pochissimo. Alcuni dei Content Creator più legati all’aspetto politico hanno deciso di creare dei contenuti informativi, ma la censura culturale non permette una diffusione adeguata. Questo è un fenomeno che si sta riproponendo dopo anni di lavoro sulla libertà di espressione di pensiero un po’ in tutta l’Europa, quindi ho pensato potesse essere utile scrivere un articolo di riflessione per spronarvi a ponderare quanto sia importante mantenere il focus sull’informazione a 360 gradi ma in particolare relativamente alla politica.

Censura Culturare in un’Europa democratica e pluralista

Viviamo in un contesto democratico e pluralista. O almeno, questo è quello che pensavamo e che vogliono farci credere quando si parla di Europa. La realtà è che c’è un aspetto che preoccupa moltissime persone, un antico fantasma che riecheggia ormai da tempo: la censura culturale.

Divieti espliciti da parte dei regimi autoritari, ma anche una rete sottile di pressioni sociali. Insomma, delle situazioni che spesso in maniera quasi invisibile limitano libertà di espressione artistica, intellettuale e letteraria. Non c’è più nessuno che possa o voglia dire la sua in totale autonomia.

censura culturare 2025

Oggi c’è chi si autocensura per paura e c’è chi prova a dire la sua ma passa inosservato

La censura quindi non è scomparsa, assolo assunto un volto nuovo. Ha forme diverse rispetto a quando c’erano i veri totalitarismi che abbiamo imparato a conoscere sui libri di scuola, ma è ancora qui. Oggi la possiamo notare nella cancellazione delle opere che vengono considerate offensive o nel boicottaggio degli autori problematici. Alcuni addirittura si autocensurano per paura di ripercussioni pubbliche o professionali.

Un dibattito acceso che divide le persone che hanno il coraggio di parlarne quello che però vorrei si notasse e che stiamo vivendo una fase storica in cui la cultura europea in generale è sotto attacco.

Una storia lunga e tortuosa

Quella della censura culturale, soprattutto in Europa, è una storia lunga tortuosa che parte nel medioevo. Ci avete presente “Il Nome della Rosa“? Ecco forse con questo unico esempio ho reso l’idea. Da lì fino ai totalitarismi del novecento, passando poi per le liste nere della guerra fredda, la repressione del pensiero è sempre stata accompagnata da fasi di crisi ideologica.

Oggi però, forse complici i social e tutte le tecnologie che abbiamo a disposizione, ci troviamo di fronte ad un fenomeno che per certi aspetti ancora più subdolo. Spesso infatti il nome dell’inclusività, della sicurezza o della sensibilità umana si bei passano intere opere letterarie, si ritirano dal mercato film che parlano apertamente di determinate situazioni e portano la riflessione, si interrompono spettacoli teatrali e si coprono quadri provocatori.

Se vi serve un esempio posso portarvi la recente riscrittura di alcuni dei classici per l’infanzia con operazioni di “pulizia linguistica” che rischiano di alterare il valore artistico delle opere in questione.

Censura Culturale imposta dai social

La censura culturale di cui abbiamo parlato sinora e chiaramente imposta dall’alto, enti o governi che vogliono manovrare la coscienza ideologica delle masse. Nell’era attuale però lo spettro della censura non viene solo da lì. Cresce dal basso, alimentata. Dai social media e da tutta quella che viene definita “cancel culture” che descrive un clima generale di intolleranza al dissenso.

È un po’ come se il nome di una giustizia sociale o della protezione alla sensibilità dell’individuo se andasse a rimuovere o delegittimare le voci scomode. Risultato? Un impoverimento del dibattito e una riduzione della pluralità. Una crescente paura di esporsi.

censura culturale2025

In nome di qualcosa o di qualcuno si deve lottare, dire la propria e cercare la verità

Non si tratta solamente di negare che la cultura debba evolversi, ma si tratta soprattutto di confrontarsi con le esigenze di etica contemporanea. Dobbiamo interrogarci su come sta cambiando il linguaggio, di come stanno cambiando simboli e rappresentazioni. Dobbiamo ricordare che c’è una differenza sostanziale tra critica e censura e che dobbiamo spingere la nostra mente alla prima piuttosto che alla seconda. Dobbiamo riflettere piuttosto che sopprimere e permettere alla società di maturare grazie al prosperare della libertà artistica che permette di metterci costantemente in discussione.

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