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Cos’è il buco dell’ozono
Sono anni, decenni, che sentiamo parlare del buco dell’ozono. Questo squarcio che si è aperto nel cielo a causa dei gas serra e che porta con sé conseguenze catastrofiche. Quel che forse non sappiamo è che negli ultimi anni si sta restringendo, ma sappiamo quali sono le conseguenze di questo fenomeno?
Scopriamo insieme cos’è il buco dell’ozono, cosa sta succedendo e quali conseguenze aspettarsi.
Cos’è il buco dell’ozono
Lo strato di ozono che circonda la Terra funge da protezione contro i raggi del Sole e rende il pianeta abitabile.

Buco dell’ozono
Da diversi decenni si parla, erroneamente, di buco dell’ozono. Esso in realtà non è un vero e proprio buco, ma un assottigliamento dello strato di ozono riscontrato in alcune zone della stratosfera.
L’assottigliamento in questione è ciclico e spesso variabile e la sua massima concentrazione si trova sopra l’Antartide.
Anni ’80-’90: la scoperta del buco e gli sforzi per richiuderlo
Nel 1985, uno studio pubblicato su Nature descriveva il fenomeno diventato famoso come buco dell’ozono. Da quel momento scienziati ed esperti di tutto il mondo si sono messi in moto per capirne le cause e trovare un modo per “richiuderlo”.
Chi ha vissuto quegli anni non può non ricordarlo: il buco dell’ozono era il grande nemico da sconfiggere, il principale nemico contro la razza umana, la più grande minaccia alla nostra esistenza.
Le principali cause dell’assottigliamento dello strato di ozono sono attribuite ai clorofluorocarburi, sostanze chimiche un tempo molto diffuse e utilizzate principalmente nei frigoriferi, nei condizionatori e negli spray.
Le conseguenze del buco dell’ozono sono state rese note sin da subito: una minore protezione contro i pericolosi raggi UV, con conseguenti rischi per la salute umana, come un aumento del rischio di tumori della pelle. Inoltre, un’eccessiva dose di raggi UV possono danneggiare le piante e gli ecosistemi.
Per far fronte al problema e cercare di risolverlo, nel 1987 è stato siglato il Trattato di Montreal, un trattato internazionale che ha portato all’eliminazione di tutti i prodotti che utilizzavano i clorofluorocarburi.
Ce l’abbiamo fatta: il buco dell’ozono si sta richiudendo!
Gli sforzi stanno mostrando i risultati desiderati: lo strato si sta inspessendo di nuovo, il buco dell’ozono si sta richiudendo!
Nel 2016, uno studio pubblicato su Nature ha dimostrato come lo strato dell’ozono stava effettivamente recuperando il suo spessore. Lo studio ha evidenziato un recupero di 4 milioni di km quadrati. Quasi trent’anni dopo, ma finalmente i risultati del Trattato di Montreal si riuscivano a vedere.
Il risultato ottenuto non è solo importante per la salute del pianeta e di tutti i suoi abitanti. Si tratta anche della dimostrazione di come gli sforzi congiunti di tutta l’umanità possano realmente portata a un miglioramento.
Conseguenze inaspettate e… negative
Tutto bene quel che finisce bene quindi? O forse no? Secondo uno studio pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics c’è un lato negativo.

Buco dell’ozono
Il buco dell’ozono contribuire a far passare una quantità maggiore dei pericolosi raggi UV, ma aiutava anche a smaltire l’inquinamento dell’aria.
La riduzione del buco dell’ozono potrebbe contribuire a far crescere la temperatura terrestre e giocare un ruolo negativo alla lotta al riscaldamento globale.
Cosa dobbiamo fare quindi?
Forse richiudere il buco non è stata una buona idea? Gli esperti assicurano che sì è stata una buona idea ed era fondamentale farlo per migliorare la nostra salute.
Tuttavia, se da un lato è un bene per noi, non è un bene per l’ambiente. Secondo gli studi entro la metà del secolo il buco dell’ozono potrebbe essere quasi completamente richiuso, ma esso intrappolerà 0,27 watt di calore extra, diventando la seconda causa del riscaldamento globale dopo la C02.
Ovviamente non dobbiamo “riaprire il buco”. I benefici della riqualificazione dello strato di ozono sono nettamente superiori ai danni. Tuttavia, gli scienziati dovranno tenere conto anche di questo elemento quando si studierà il riscaldamento globale.
