Cinema
Cinema d’autore e suoi mutamenti nel tempo

Appassionati di cinema oggi il contenuto e per voi. Ho deciso di parlare di uno degli argomenti a me più cari: il cinema d’autore. Una forma di espressione che è stata il cuore pulsante della cultura visiva per anni. Da Federico Fellini, fino a Jean-Luc Godard, passando per Ingmar Bergman i film di un determinato periodo sono state vere e proprie opere d’arte più che semplici film e oggi vedremo insieme come la visione poetica, il viaggio interiore e le provocazioni filosofiche siano state il metro di intrattenimento di una società che oggi forse non esiste più.
Cinema d’autore che sperimentava…
Prima che arrivassero gli anni ’80 e ’90, anno in cui l’industria cinematografica ha dato una bella accelerata verso una direzione sempre più commerciale, il cinema era qualcosa di etereo ed extemporaneo.
Insomma, prima che si affermassero i Blockbuster hollywoodiani, c’era solo il cinema d’autore che aveva come obiettivo una dichiarazione d’intenti, ovvero mostrare l’essere umano per come era fatto dentro, con le sue contraddizioni, con i suoi pregi e difetti.

Il cinema d’autore oggi è diverso: mutato e trasformato ad immagine e somiglianza dello spettatore
Uno sguardo critico e spesso disilluso dove con la macchina da presa si riusciva a sperimentare. Poi è aumentato il ritmo, la narrazione si è fatta più lineare e allo stesso tempo si è vista arrivare la crisi delle sale indipendenti dovuta anche all’aumento dei costi di produzione.
Ma allora il cinema d’autore è morto? C’è ancora qualche prodotto cinematografico che può essere considerato parte di questa categoria oppure è proprio scomparsa dei nostri radar? Per scoprirlo vi consiglio di continuare a leggere.
La trasformazione del regista indipendente
Prima di andare avanti vorrei fare una piccola parentesi. Il cinema d’autore era fatto – e lo è tutt’oggi – da registi indipendenti. Registi con una visione ben specifica che utilizzano la macchina da presa come fosse uno strumento di istruzione e analisi.
Detto questo, se pensate al cinema che va dagli anni 2000 in poi, potete già capire che il cinema d’autore non è morto ma si è semplicemente trasformato. Ha preso nuove vie e con l’avvento delle piattaforme digitali ha offerto a questi registi la possibilità di trovare spazio nei circuiti internazionali piuttosto che in quelli tradizionali.

Federico Fellini
Un esempio di questo è Lars von Trier che con il suo movimento Dogma 95 ha dato vita a opere contemplative. Qui l’obiettivo è far riflettere lo spettatore su cose che vede tutti i giorni ma che di solito dimentica di osservare o ascoltare. Un altro esempio può essere il regista Terrence Malick (“The Tree of Life”), un autore che ha dimostrato come la voce di registi indipendenti come lui possa farsi sentire oltre le immagini che saturano il mondo di oggi.
I nuovi registi del cinema d’autore
Allo stesso tempo, si è vista crearsi negli ultimi anni una nuova generazione di registi indipendenti che ha Saputo coniugare la visibilità internazionale con il linguaggio d’autore.
Uno di questi è il nostro Paolo Sorrentino, che con film come “La Grande Bellezza” è riuscito a riportare in auge un’estetica poetica attratti decadente che ha ricordato il cinema felliniano. Mi verrebbe poi da pensare anche ad autori che oggi fanno un cinema di spessore disturbante e surreale, come ad esempio Yorgos Lanthimos (“The Lobster” e “The Favourite”).

Chole Zhao alla premiazione degli Oscar con il suo Nomadland
E tra le registe donna che preferisco se si parla di cinema d’autore non posso non citare Chloe Zhao (“Nomadland”), Premio Oscar che è riuscita ad unire profondità, stile personale è successo commerciale dimostrando a tutta Hollywood che non c’è bisogno di scegliere tra un prodotto di qualità è un prodotto popolare.
Il cinema d’autore non si è perso…
Il cinema d’autore, dunque, non si è né perso per strada ne è perito in qualche meandro del vecchio cinema indipendente. A soltanto cambiato pelle, ha deciso di abbandonare alcune delle certezze del passato che lo avevano reso famoso e si è adattato ad un panorama e ad una società che è in continua evoluzione.
Chi segue il cinema, chi parla di cinema sa che questo modo di raccontare le storie esiste ancora e nonostante la sua trasformazione non ha mai rinunciato alla sua missione originaria, ovvero mettere il mondo di fronte allo spettatore attraverso uno sguardo unico, libero e personale.
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