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Le rose di Versailles: Lady Oscar
Le rose di Versailles: Lady Oscar, il film d’animazione musical di Netflix. Un po’ ci ricorda il manga, un po’ il musical “Mamma mia”, ma non ci ha soddisfatto molto. Certo erano belle le atmosfere e il Conte Fersen e André Grandier, erano una goduria per gli occhi. Ma nel complesso non ha soddisfatto noi fan di lunga data della mitica Oscar François de Jarjayes. Ambientazione azzeccatissima della Francia dei moti rivoluzionari, però troppo di fretta, con parti eliminate e racconti approssimativi. In questo articolo ne parliamo nel dettaglio, vi consiglio di guardarla perché le animazioni sono davvero belle.
Le rose di Versailles: quanta fretta, ma dove corri?
E qui la canzone di Bennato ci stava davvero bene! Un musical animato che è davvero una corsa contro il tempo, che per farlo ricco di tutti i dettagli del manga e approfondire meglio il legame dei personaggi doveva durare almeno tre ore. Invece è durato un battito di ciglia e, con tutte quelle canzoni, mi ha ricordato più un film della Disney, che un anime giapponese.
Una donna cresciuta come un uomo, la rosa più bella di Versailles: Oscar François de Jarjayes. Come la capisco, anche mio padre voleva un maschietto, ma ahimè son nata io, solo che nella culla lei aveva un fioretto, io un cacciavite. Cresciuta come un uomo sin da bambina, il suo scopo era quello di proteggere la Regina di Francia: Sua Maestà Maria Antonietta. Nonostante il modo in cui viene allevata, il suo essere femminile emerge e guida tutte le sue azioni e sentimenti. Questo le regalerà un’esperienza a dir poco tormentata.
Inizialmente proiettato in tutte le sale cinematografiche del Giappone, Netflix ha distribuito The Rose of Versailles in tutto il mondo il 30 aprile 2025. Io attendevo con ansia questo giorno, infatti avevo impostato il promemoria. Da bambina collezionavo il manga (edito nel 1972) e non mi son persa nemmeno un episodio dell’anime (avevo anche la bambola originale di Oscar con tanto di divisa dell’esercito francese), posso ritenermi una vera fan di lunghissima data di Riyoko Ikeda.
Il film: un po’ di storia a ritroso nel tempo
Questo musical d’animazione è stato diretto da Ai Yoshimura e prodotto da MAPPA. Ricordiamo la Yoshimura per il film di Gintama e Ano Hana. Si tratta del secondo adattamento dell’opera originale, ricordate il film di Jacques Demy del 1979? Lo stesso anno venne messo in onda anche il famosissimo anime Berusaiyu no bara. Grazie a quest’ultimo (in Italia tradotto come Una Spada per Lady Oscar) la storia ebbe un successo mondiale. Infatti questo anime è ancora considerato un capolavoro del genere.
Francia, Corte di Versailles , XVIII secolo, la giovanissima Maria Antonietta arriva in Francia per sposarsi. Qui incontra la sua guardia personale e il suo comandante: Lady Oscar. Con Oscar nasce un legame immediato, ma non si accorge subito che lei è una donna. Anche Oscar sente un legame forte con la giovane reale, un legame che oltrepassa il senso del dovere. Diventano presto le stelle femminili di un regime maschile e assoluto, ed entrambe sono chiamate “Le Rose di Versailles”.
Entrambe le donne affrontano i problemi e le sfide tipiche di quest’epoca, sebbene in modo diverso. Maria Antonietta non trova soddisfazione nel suo matrimonio e si butta letteralmente tra le braccia del bellissimo Conte Von Fersen e, quando lui è costretto ad allontanarsi, lei si tuffa a capofitto nello shopping sfrenato (lo shopping è sempre la migliore terapia no?). Questa sua lunga scappatella causerà l’ira del popolo. Anche Oscar rimarrà catturata dal suo fascino, si vestirà addirittura da donna (e che meraviglia di donna!), dando sfoggio di tutta la sua femminilità, per far colpo su di lui. E il povero innamorato, non corrisposto, friendzonato André costretto a guardare.
Un amore non corrisposto
Era la prima volta che Oscar si innamorava e sperimentava gli effetti della sua anima femminile. Non si era mai sentita così debole, né aveva creduto di poter provare qualcosa per un uomo. Nemmeno quando André , suo scudiero e vecchio amico, le dichiara il suo amore, lasciandola esterrefatta. Della serie, no guarda caro André per il momento resta nella friendzone, perché c’è quel mega fusto di Fersen qui a Corte. E qui partono le canzoncine stile Disney, che sinceramente non ho amato molto.
Mentre la Corte si intrattiene con balli e pettegolezzi, il popolo francese muore di fame e progetta la rivolta contro i sovrani. Una storia da “perderci la testa”. La popolazione francese inizia ad organizzare le sue fila di soldati, tutti figli del popolo. Inizia a farsi strada la parola “rivoluzione” e nascono i primi conflitti. Versailles inizia a preoccuparsi seriamente e, quando si deve prendere una decisione, Oscar si unisce alla Guardia Cittadina. La nostra bellissima rosa inizia a combattere al fianco del popolo e ad allontanarsi da Maria Antonietta.
Le rose di Versailles: un dipinto barocco della Francia
La Francia degli eccessi, era decisamente barocca. C’è una ricchezza di dettagli in questo anime, soprattutto per quanto riguarda la grafica. Lo sfarzo del palazzo reale è identico, mantiene lo stesso spirito del manga e dell’anime. Nonostante questo (soprattutto rispetto all’anime degli anni ’70), la mancanza di paragoni con i cittadini poveri elimina l’espressione del contrasto. Personaggi e dettagli disegnati a mano ( come le rose bianche che richiamano la canzone principale dell’anime ) si sovrappongono e si alternano a scene e sfondi in CGI.
Proprio perché l’arte digitale appare meno curata, fa apparire la cinematografica disomogenea. Questo anche a causa di uno sfondo che risulta “piatto”. Se la musica di sottofondo ricorda la musica storica , le canzoni appartengono al moderno soft rock melodico giapponese. Inoltre, nei classici Disney le canzoni erano parte integrante della narrazione, mentre nell’opera di Yoshimura creano una pausa. Diciamo che hanno creato l’effetto opposto da quello voluto, infatti l’intento della regista era quello di creare climax e identificazione, ma questo non è avvenuto.
La massiccia presenza di canzoni trasforma il film in un vero e proprio musical e spesso stanca l’osservatore, è decisamente too much. Qui la rivoluzione diventa un fantasma, è come se non fosse stata raccontata a dovere, ma ci fosse solamente l’eco. I personaggi appaiono piatti e privi di contrasti interiori. Anche i retroscena restano inespressi, manca la profondità che ha sempre contraddistinto questo anime e che tanto ci piace. Lo stesso vale per le relazioni, anche quella con André risulta così sbrigativa e priva di pathos, persino nella morte dei due amanti. Un film del quale ci si dimentica facilmente.
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